L’industrializzazione dell’agricoltura è stata identificata come la principale causa attuale della perdita di diversità genetica.
La scomparsa dei semi locali è avvenuta insieme alla scomparsa dei piccoli coltivatori e delle culture alimentari locali. Con il procedere dell’agricoltura moderna i terreni sono diventati man mano meno fertili, con minore capacità idrica.
Da qui la necessità di intervenire sempre di più con fertilizzanti chimici di sintesi che, non migliorando le caratteristiche fisiche del terreno, hanno determinato negli anni riduzioni di produzione e stanchezza del terreno sino, spesso, all’abbandono della coltivazione.
La diversità genetica è fondamentale per una buona adattabilità degli esseri viventi ai rapidi e profondi cambiamenti ambientali. Ma essa oggi è in pericolo. Basti pensare che su 80.000 specie di piante commestibili, utilizzate a scopo alimentare, se ne coltivano solo 150 e solo 8 sono commercializzate in tutto il mondo. Riso, grano e mais coprono da soli il 50% del fabbisogno alimentare.